
Troppo arsenico: ecco la prova che quel vetro non poteva essere stato prodotto a Murano. La Stazione Sperimentale del Vetro ne ha dato ieri mattina conferma: i risultati delle analisi effettuate su alcuni campioni di vetro sequestrati la scorsa settimana alla dogana dell'aeroporto di Fiumicino rivelano la contraffazione. Come si ricorderà, una trentina di casse provenienti dalla Cina, contenenti 30 mila monili e chincaglierie marchiati "Murano glass", erano state poste sotto sequestro.
Dalle analisi si evince che i prodotti si discostano in maniera significativa dalla lavorazione muranese: ad esempio, presentano un ridotto contenuto di ossido di calcio e una elevata concentrazione di silice. Ma il vero problema è che i monili contengono un'alta quantità di sostanze inquinanti, come l'ossido di arsenico e l'allumina.
«Sostanze che nelle nostre composizioni sono scomparse già da tempo e sostituite con altre non nocive – spiega Gianfranco Albertini, presidente del Consorzio Promovetro Murano – sapevamo che la Cina fa uso massiccio di arsenico, questa ne è la conferma».Ma c'è un altro aspetto che distingue il vetro muranese da quello straniero: il prezzo. A Murano, realizzare un monile simile a quelli sequestrati costa dai 2,5 ai 3 euro. In negozio il prodotto viene poi rivenduto a 7-9 euro. Fatture alla mano, ogni articolo sequestrato costava invece 6 centesimi di dollaro.«Sono valori lontanissimi tra di loro – continua – e, tanto per dire, è costato più il trasporto aereo che l'intero carico di merce. Ora trasmetterò le analisi alla dogana, aspettiamo che la merce venga distrutta e apriamo una pratica penale».Tempi duri, quindi, per i commercianti che venderanno vetro non muranese spacciandolo come tale. «State attenti ad applicare il bollino "Murano" solo sui prodotti originali – avverte Albertini – separate il vetro muranese da quello straniero altrimenti fioccheranno le denunce. D'altronde, troppo danno ha recato all'isola il vetro contraffatto, squalificando l'immagine dei nostri manufatti».
Guerra aperta, insomma, ai commercianti, anche quelli in "casa". «Siamo stanchi – conclude – di chi se ne frega e continua a sperperare e guadagnare decine di migliaia di euro su prodotti che invece costano niente». Oltre al Marchio di origine, per combattere il vetro contraffatto e la concorrenza sleale, oggi Murano sceglie il pugno di ferro.«Su questa linea, anche estrema, la gente è con noi – aggiunge Fulvia Mormiro, il funzionario che segue per il Consorzio il Marchio – una battaglia condivisa da tutti i concessionari del Marchio e i soci di Promovetro».