Il vetro veneziano è sodico, come nell'antica tradizione mediterranea. Ciò significa che alla silice, che è una sabbia destinata fondendosi a diventare vetro, si aggiunge la soda per consentire la fusione a temperature minori. La potassa, alternativa alla soda, tipica dei paesi nordici, dà un brillante vetro idoneo alla molatura ed all'incisione, come anche il vetro piombico inglese, ma non altrettanto alle complesse lavorazioni a caldo, tipicamente veneziane.
La miscelazione delle materie prime avviene alla sera, alla fine dell'orario di lavoro dei maestri vetrai, e alle due materie prime fondamentali si aggiungono lo stabilizzante, ad esempio carbonato di calcio, i decoloranti o i coloranti, ed eventualmente gli opacizzanti. Il forno a riverbero, nel quale il fuoco sottostante ai crogioli va ad arroventare la volta della camera di fusione ed aggredisce la miscela anche dall'alto, fonde le materie prime così che alla mattina i vetrai trovano il materiale fuso pronto per la modellazione.
Il gruppo di lavoro è costituito dalla "piazza", coordinata dal maestro e completata dai serventi ed i garzoni, che padroneggiano le varie tecniche della lavorazione a caldo. L'opera in vetro sarà eventualmente rifinita a freddo in moleria, dove esperti molatori procedono alla levigatura o ad altri tipi di rifinitura a ruota. L'incisione figurativa è però eseguita in laboratori indipendenti, ove operano decoratori altamente specializzati. Se invece la decorazione prevista è lo smalto, l'oggetto passa in un laboratorio specializzato nel quale vengono eseguite la pittura e la ricottura dello smalto. A Murano si producono anche semilavorati destinati alla lavorazione a lume o alla riutilizzazione in fomace: canne vitree soprattutto, ma anche graniglia e lacerti di vetro piano. La canna vitrea è soprattutto utilizzata per la lavorazione a lume di figurine e di perle multicolori.