
Due sono i tipi di incisione in uso a Venezia: il graffito a punta di diamante e l'incisione a Rotina. Il graffito venne applicato ai soffiati veneziani per la prima volta nel 1549, quando il governo veneziano concesse un brevetto per tale tecnica al decoratore muranese Vincenzo D'Angelo. Esso consiste in un lievissimo graffio ornamentale eseguito sulla superficie del vetro, tale da esaltame ancor più la leggerezza. I caratteristici decori eseguiti con questa tecnica possono consistere, secondo la tradizione rinascimentale, in motivi regolari e simmetrici a girali di fogliame, a palmette e gigliucci, a grottesche, o, in più liberi elementi naturalistici, vegetali e animali e in scene figurative, di ascendenza barocca. Nel ventesimo secolo però questa tecnica è stata applicata anche per composizioni di stile contemporaneo e di sapore eminentemente grafico, in opere vitree spesso esposte anche alle Biennali di Venezia.
L'incisione a rotina è invece eseguita con una piccola ruota metallica e risulta più profonda. I tratti incisi più profondamente appaiono all'occhio maggiormente a rilievo così che l'incisione a rotina produce sulla superficie del vetro un effetto di bassorilievo. Questa tecnica ha quindi una valenza scultorea e permette ai più abili incisori di ottenere delle figurazioni morbidamente plastiche.
L'incisione è applicata preferibilmente sul cristallo incolore o lievemente colorato. A Murano si realizzano vasi riccamente decorati e sontuosi servizi da tavolo in cui l'abilità del maestro vetraio si fonde in un tuttuno con la raffinatezza dell'incisione ma sono molto apprezzate anche le incisioni eseguite sulle comici vitree e sulle superfici degli specchi.