L’articolo di REPUBBLICA ECONOMIA & FINANZA, che riportiamo integralmente in calce, tocca un tema che da molti anni è al centro della mission del Consorzio Promovetro, gestore unico del marchio regionale Vetro Artistico® Murano, e che da sempre si impegna per conto delle aziende consorziate e concessionarie per la tutela del Vetro di Murano.
Renzo Rosso ha colto nel segno e fa bene a sottolineare come un mercato invaso da copie e paccottiglia possa “uccidere” un marchio. Nel nostro caso specifico, non è tanto della sorte del marchio Vetro Artistico® Murano che ci preoccupiamo, quello è solo uno strumento, l’unico al momento in grado di dare garanzie ufficiali ma comunque sempre e solo uno strumento. Noi ci preoccupiamo del “marchio” Murano in generale, un insieme di eredità culturali, sociali e storiche che rischia di sprofondare sempre di più nella melma delle copie e degli abusi che su questo nome vengono perpetrati. E dietro a questo “marchio” ci sono migliaia di famiglie con il loro carico di speranze, investimenti, progetti di vita che rischiano di diventare solo dei numeri di qualche agghiacciante statistica, riguardante disoccupazione e perdita di identità culturale.
Noi del Consorzio Promovetro abbiamo fatto molto, anzi moltissimo, pur potendo avere a disposizione solo una frazione delle risorse che un gruppo imprenditoriale come quello di Rosso può mettere a disposizione. Decine di cause contro importatori e commercianti truffaldini, centinaia di ispezioni in fornaci e negozi, una continua attività di monitoraggio del web e invio alle autorità competenti di segnalazioni e poi l’attività di comunicazione ed informazione del mercato che ormai raggiunge, attraverso i social ed i nostri siti, centinaia di migliaia di potenziali consumatori in tutto il mondo. Stiamo anche promuovendo un progetto che renderà la contraffazione del prodotto marchiato Vetro Artistico® Murano potenzialmente impossibile, grazie a tecnologie di ultima generazione ma comunque anche questo potrebbe non bastare.
C’è bisogno che la difesa del Vetro Artistico® Murano entri nell’agenda non solo della politica cittadina, regionale e nazionale ma anche dei singoli cittadini e soprattutto delle imprese che fanno vetro, qui in isola di Murano, le uniche a poter fregiare i loro prodotti del prestigioso marchio di origine ma che se non faranno fronte comune nella difesa del brand “Murano” potrebbero un giorno trovarsi con un nome vuoto di significato tra le mani.
Il dibattito è aperto e il Consorzio Promovetro come di consueto è sempre pronto e disponibile al dialogo costruttivo entro i confini del rispetto e della legge. Ben vengano le domande, siamo qui anche per fugare ogni dubbio, ma chiediamo soprattutto il rispetto del nostro lavoro e della tradizione millenaria che promuoviamo e custodiamo.
Rosso: “Battaglia da 6 milioni contro i falsi”
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Intervista al patron della Diesel, che da anni lotta contro la cyber-contraffazione: “Può massacrare un marchio”. Una storia di battaglie legali: “Siamo riusciti a fare chiudere 3.346 siti, ma se sei piccolo non hai armi per difenderti”
di LAURA ASNAGHI
“La contraffazione può massacrare un marchio“. Renzo Rosso, il patron di Diesel non ha dubbi. “Bisogna reagire con determinazione. Da parte mia, negli ultimi tre anni ho investito in tutto 6 milioni di euro per fare battagli legali contro chi copia i miei jeans e fa business alle mie spalle, danneggiando il mio brand”.
Renzo Rosso, però c’è chi dice “piu’ ti copiano e più successo hai”. Cosa ne pensa?
“Che c’è un limite a tutto. Un conto è se qualcuno prende ispirazione da te altro è la contraffazione che crea danni economici e d’immagine pesatissimi”
Lei è uno degli imprenditori italiani più impegnati nella lotta alla contraffazione. Quante azioni ha fatto?
“Nel 2014 ho fatto causa presso la Corte federale degli Stati Uniti di New York contro 83 siti Internet che facevano ‘cybersquatting’. Vale a dire ti mostravano un jeans Diesel vero ma poi a casa te ne mandavano uno falso. Da lì poi abbiamo estero il nostro raggio d’azione e, a livello mondiale, siamo riusciti a fare chiudere 3.346 siti, sono state inviate più di 4 mila diffide. A questi vanno aggiunti 19 mila siti scovati da Google i falsi trionfavano. E si stima, grazie a questa operazione, si siano evitate oltre 700 mila visite a questi siti illegali. Un altro numero significativo riguarda le aste on line del falso, ne abbiamo rimosse 9.200”.
E’ un mercato fiorentissimo quello della contraffazione dei jeans Diesel.
“Non c’è dubbio e ogni giorno ci devi fare i conti. Nel 2013 le dogane cinesi hanno confiscato 60 mila jeans falsi e l’anno dopo i capi sono diventati 75 mila. Nelle dogane europee sono stai bloccati altri 80 mila capi. In Marocco sono stati intercettati 3.370 pezzi falsi, con 7 mila etichette più pronte per essere applicate più 50 chili di accessori pronti per l’uso. Tutto targato Diesel, naturalmente”.
Anche in Portogallo avete scoperto contraffattori della vostra linea di underwear.
“Sì lì è il caso di dirlo abbiamo messo ko una fabbrica con un bottino gigantesco fatto di 290 mila pezzi di biancheria di alta qualita”.
Ma un imprenditore deve sempre stare all’erta e investire grosse cifre per combattere la contraffazione
“Se sei un piccolo imprenditore ha i le armi spuntate, subisci e basta. Per me è diverso, ho i mezzi per difendermi. Quest’anno ho vinto un’altra battaglia importante. Dopo 23 anni sono riuscito a riottenere la proprietà del mio marchio in Indonesia che era stato registrato in mala fede da un inprenditore locale. Ma sottolineo che ci sono voluti 23 anni. Una roba pazzesca”.
Oltre alle azioni legali, cosa ha fatto per arginare le false copie dei suoi jeans?
“Ho fatto un operazione drastica e dolorosa. Ho passato ai raggi x la mia rete distributiva, valutando cliente per cliente. Ho eliminato quelli non affidabili o che praticavano il mercato parallelo. Vale a dire, compravano da me e poi il 50 per cento degli ordini venivano messi in vendita nelle loro boutique, mentre l’altro 50 per cento lo rivendevano, ad esempio, ai commercianti cinesi, con guadagni enormi”.
Questo cosa ha comportato per la sua rete distributiva?
“Un ridimensionamento quantificabile in 250 milioni di euro in meno all’anno su un fatturato di 1 miliardo e 100 milioni. Tagliare un fatturato non è mai bello ma io devo difendere il mio brand e ridargli dignità. Non dimentichiamo che l’80 per cento dei jeans prodotti al mondo si ispirano ai miei, che hanno fatto scuola e tendenza a livello internazionale. Non solo per le forme, le proporzioni ma anche le cuciture e i tagli. I jeans Diesel hanno segnato la storia del denim e meritano di essere difesi da ogni contraffazione. Certo ci vorrebbe una legge che protegga i brand. Ma in attesa non ci restano che le battaglie legali”.
(19 maggio 2015)