Il XX secolo si apre a Murano in linea con la tradizione;contrariamente a quanto succedeva in altri paesi,nei quali la moderna produzione di vetri si caratterizza per nuovi processi di lavorazione,nell’isola della laguna sono le tecniche sperimentate da secoli a dar forma a vetri di stile più moderno.
Un carattere innovatore fu unanimemente riconosciuto alle due ciotole in vetro leggerissimo decorate da Vittorio Toso Borella con aironi e fiori acquatici a smalti trasparenti, databili intorno al 1909.
Il merito di aver portato nell’isola un soffio di modernità va attribuito a Vittorio Zecchin,un artista legato al gruppo secessionista di Ca’Pesaro ;a costui si debbono le più originali creazioni in vetro-mosaico,che furono realizzate nella fornace dei Barovier,uno dei quali,Giuseppe,aveva presentato all’esposizione di Ca’Pesaro del 1913 la “murrina del Pavone”.
Sono del 1914 la Lastrina “Barbaro”,preziosa per i blu e i gialli brillanti e l’altra,disegnata dal pittore Teodoro Wolf Ferrari che presenta una decorazione floreale.
Dopo la stasi causata dagli eventi della Prima Guerra mondiale,le fornaci ripresero la loro attività,facendo proprie le indicazioni del razionalismo che propugnava caratteri di semplicità,di essenzialità e di funzionalità.
Negli anni dell’immediato dopoguerra a Murano divenne frequente la collaborazione degli artisti con le fornaci; Vittorio Zecchin divenne direttore artistico della Vetri Soffiati Muranesi Cappellin Venini & C.,fondata nel 1921,e procedette al recupero delle forme pure dei vetri cinquecenteschi,desunte dai dipinti rinascimentali,come il grande calice costolato o il vaso “Veronese”. Altri artisti come il pittore Guido Cadorin e lo scultore Napoleone Martinuzzi prestavano saltuariamente la loro collaborazione alle aziende muranesi.Quest’ultimo,quando nel 1925 Cappellin e Venini si divisero,divenne direttore artistico della nuova “Vetri Soffiati Muranesi Venini & C.” dove rimase fini al 1932. In quegli anni l’ artista creò per il vetro nuove forme che riflettevano la sua esperienza di scultore,come gli anatroccoli in vetro a filigrana del 1929,e ideò,con un nuovo tipo di vetro opaco,inglobante bolle d’aria,o puleghe,e perciò chiamato pulegoso,forme plastiche di severa corposità,come i frutti,il fungo,le piante grasse e i vasi decorati da pesanti nastri o da numerose bocche.
Agli inizi degli anni Venti datano anche le esperienze in campo vetrario di Umberto Bellotto,che accostò il vetro al ferro battuto,di cui era abile forgiatore,servendosi prima,per ivetri, della collaborazione di Vittorio Zecchin e degli Artisti Barovier e disegnando poi vetri per la Pauly & C.
Molto attive tra il’20 e il ‘30 furono la Vetreria Artistica Barovier,che ebbe come grande animatore,in qualità di tecnico e designer,Ercole Barovier;e la S.A.L.I.R., che fu un importante punto di riferimento per il vetro inciso,per la quale prestò la sua opera ,in qualità di designer,l’acquafortista Guido Balsamo Stella,mentre le incisioni si debbono all’incisore boemo Franz Pelzel.
All’inizio degli anni Venti aveva riaperto i battenti la Salviati,con la quale collaborarono,tra gli altri Dino Martens e il pittore Mario De Luigi.
Nel corso del quarto decennio del secolo viene accolto,a Murano,come parte integrante della tradizione dell’isola,anche il vetro di grosso spessore,mentrealla fine degli anni Trenta datano gli splendidi tessuti vitrei che Carlo Scarpa crea per Venini.

Nell’immediato dopoguerra,passato il periodo di stasi forzata,le fornaci muranesi riprendono con rinnovato vigore la loro attività,puntando soprattutto sullo studio degli effetti cromatici del vetro.In quest’ambito importanti sono le creazioni di ErcoleBarovier e quelle che Giulio Radi ideò per la AVEM,facendo ricorso a coloranti metallici.
Il vetro nelle sue possibili espressioni plastiche fu oggetto di indagine da parte di Alfredo Barbini che modellò a caldo tutta una serie di sculture.
A tecniche tradizionali e antiche quanto l’arte del vetro ha rivolto la sua attenzione Archimede Seguso,che ,a partire dagli anni Cinquanta,ha realizzato con la filigrana ,numerosi tessuti raffinati e complessi.
Un gran fervore anima le fornaci muranesi dagli anni Cinquanta in poi;la fornace di Paolo Venini,diretta dal 1959 dal genero,Ludovico Diaz de Santillana,ha ospitato designers di ogni nazionalità e al vetro si sono dedicati anche i due figli di Ludovico,Alessandro e Laura,la quale con il vetro-mosaico ha ideato,tra l’altro,una serie di piatti di singolare bellezza.
Un gran numero di artisti ha contribuito a potenziare anche l’immagine della Salviati,di cui il collaboratore più assiduo è stato il pittore Luciano Gaspari,che ha dato personalissime interpretazioni a tecniche secolari,espresse con un raro senso d’equilibrio.
Accanto ad una produzione,spesso di altissimo livello,ma sempre di serie,che ha visto fiorire anche fornaci dedite esclusivamente alla produzione di vetri da tavola (fra le quali meritano di essere ricordate la Nason & Moretti e la Carlo Moretti),a Murano,oggi,è di grande interesse lo sviluppo assunto dal vetro quale espressione d’arte pura a cui si dedicano quegli artisti che realizzano le loro opere, servendosi delle fornaci dell’isola, ma senza essere vincolati da legami di produzione seriale.